Finalmente un aiuto concreto ai nostri problemi attraverso l'analisi dei nostri geni! La dieta del Dna oggi e' possibile. Scoprire se si e' predisposti ad accumulare grasso o a contrarre malattie ed intervenire da subito con gli strumenti adatti per ostacolare il processo ed intraprendere la giusta via . Esecuzione previo tampone buccale Vari pannelli:
*Per il test Slim essendo il piu' richiesto...non più euro 200 ma euro 124,comprese indicazioni nutrizionali
SLIM – Metabolismo macronutrienti ( carboidrati e lipidi ): si analizza il gene PPARG2, che partecipa alla regolazione dell’accumulo del grasso corporeo, della adipogenesi e alla modulazione della sensibilità all’insulina; il gene APOE, che svolge un ruolo importante nel metabolismo lipidico, intervenendo nel processo di utilizzo ed eliminazione del colesterolo dalle cellule; il gene FTO, coinvolto nella predisposizione all’accumulo del grasso.
Permette di conoscere la percentuale di grassi e zuccheri più adatta ad essere metabolizzata più facilmente dal tuo organismo e aiuta a ritrovare il peso forma più velocemente. Infatti il metabolismo funziona diversamente per ognuno di noi: ad alcuni una dieta ricca di carboidrati fa perdere peso più velocemente, ad altri invece può rallentare il dimagrimento. Individuando le varianti del DNA che modulano la capacità individuale di metabolizzare i grassi riesce a dare indicazioni precise sulla reazione del metabolismo di ciascun individuo a seconda della quantità e della qualità del cibo che ingeriamo a dare indicazioni sulla reazione del nostro metabolismo a seconda dell’attività fisica svolta. Può diventare il miglior alleato per il raggiungimento del peso forma: conoscere la percentuale di grassi e zuccheri più adatta ad essere metabolizzata più facilmente dall’ organismo aiuta a ritrovare il peso forma più velocemente. Si rivolge a: 1. Tutti coloro che sono obesi o in sovrappeso e che desiderano seguire una dieta assolutamente personalizzata in base alle proprie caratteristiche genetiche 2. Tutti coloro che devono mantenere il peso forma 3. Tutti coloro che hanno difficoltà a dimagrire pur seguendo uno schema alimentare controllato 4. Tutti coloro i quali dopo essere dimagriti, recuperano velocemente tutti i kg persi HEALT – Metabolismo del Calcio e della vitamina D: si analizza il gene VDR e la via Metabolica della Vitamina D con le possibili patologie associate (osteoporosi, neoplasie es. colon) La vitamina D promuove l’assorbimento intestinale e renale del calcio. E’ indispensabile per il metabolismo osseo nello sviluppo del bambino e svolge un ruolo essenziale nella prevenzione dell’osteoporosi nell’adulto. La presenza di varianti del DNA può alterare la capacità individuale di assimilare ed utilizzare la vitamina D contenuta negli alimenti, influenzando i processi biologici da essa controllati. In questi casi è possibile ripristinare il corretto equilibrio metabolico modificando il proprio regime alimentare bilanciando le carenze indotte dalla propria costituzione genetica Metabolismo del Colesterolo : si analizza il gene APOA1 e la via metabolica del Colesterolo con le possibili patologie associate ( malattie cardiovascolari ) E noto a tutti come un alterato metabolismo dei lipidi comporti una aumento del rischio di sviluppare diverse patologie fra le quali ipertensione, aterosclerosi e diabete. Nel mantenimento di un corretto equilibrio lipidico la dieta svolge un ruolo fondamentale, tuttavia l’assorbimento ed il metabolismo dei grassi sono modulati dalla costituzione genetica individuale. Metabolismo dell’Omocisteina : analizza il gene MTHFR e la via metabolica dell’ Omocisteina e Acido Folico con le possibili patologie associate (malattie cardiovascolari, neoplasie). L’acido folico (folato o vitamina B9) è essenziale per prevenire situazioni di rischio per la salute, ad esempio regolando i livelli ematici dell’aminoacido omocisteina, la cui concentrazione risulta associata al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Una corretta introduzione dietetica di acido folico durante la gravidanza risulta inoltre essenziale per la prevenzione di malformazioni neonatali. La presenza di varianti del DNA determina una variabilità individuale nell’assorbimento dell’acido folico che può riflettersi sulla suscettibilità a sviluppare diverse patologie, ma che può essere modulata da una dieta adeguata. Stress Ossidativo e Stress Ossidativo : si analizzano i geni SOD2, GST M1, GST T1 e la via Metabolica della Detossificazione con le possibili patologie associate (neoplasie e patologie cronico degenerative). Il processo di detossificazione comporta la trasformazione e la eliminazione di sostanze tossiche potenzialmente dannose per il nostro organismo, che possono essere introdotte con i cibi, il fumo o attraverso l’esposizione ad agenti inquinanti. Le tossine che si accumulano nel nostro organismo danno origine alla formazione dei radicali liberi, sostanze che possono arrecare seri danni accelerando il processo di degenerazione cellulare che determina l’invecchiamento. La valutazione della suscettibilità individuale attraverso il test genetico consente di attuare gli interventi correttivi necessari per recuperare il corretto equilibrio e mantenere uno stato di benessere. SENSOR – Sensibilità al sodio : Analizza il gene codificante per ACE che presenta una variante di inserimento/delezione (I/D) che modula i livelli dell’enzima nell’organismo. Il sodio è il principale catione dei liquidi extracellulari e svolge importanti funzioni di regolazione del volume dei fluidi extracellulari, della pressione dei fluidi extracellulari e dell’equilibrio acido-basico. La concentrazione di sodio nei fluidi extracellulari è regolata ad opera dei reni: l’omeostasi del sodio viene così mantenuta di fronte ad una grande variabilità di situazioni ambientali e alimentari. La regolazione del contenuto corporeo di sodio è strettamente correlata al controllo del volume dei fluidi extracellulari ed avviene principalmente per azione dell’aldosterone a livello del riassorbimento tubulare renale. Il test analizza il gene codificante per ACE che presenta una variante di inserimento/delezione (I/D) che modula i livelli dell’enzima nell’organismo. Il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) è un importante meccanismo biologico di regolazione della pressione sanguigna. L’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), che converte l’angiotensina I in angiotensina II, è un enzima chiave del sistema RAAS. I portatori della variante “I” presentano un decremento della attività di ACE rispetto alla variante “D”, determinando una variabilità individuale che si riflette in una diversa predisposizione a sviluppare l’ipertensione in concomitanza con altri fattori ambientali, di cui il quantitativo di sodio introdotto con la dieta risulta il più importante. E’stata recentemente caratterizzata una interazione tra l’assunzione di sodio nella dieta e il polimorfismo ACE I/D. I portatori della variante I sono più sensibili agli effetti di una dieta ricca di sodio, aumentando la probabilità di sviluppare l’ipertensione e le patologie correlate
Intolleranza al glutine : Ricerca aplotipi HLA-DQ2 e HLA-DQ8 La malattia celiaca è riconosciuta da tempo come malattia di origine genetica, legata al complesso maggiore di istocompatibilità o HLA. Questa patologia è infatti è associata alla presenza di antigeni HLA di classe II DQ2 e DQ8. Negli individui affetti, la gliadina, componente proteica del glutine, dopo esser stata processata dall’enzima transglutaminasi viene fagocitata dalle cellule APC (Antigen Presenting Cells). La presenza degli aplotipi DQ2 e DQ8 del sistema HLA II determina l’esposizione della gliadina ai linfociti T che la riconoscono come antigene estraneo da attaccare e distruggere. A questo punto si innesca una risposta anticorpale e cellulo-mediata nei confronti dei villi della mucosa intestinale che diviene nel tempo completamente piatta causando i sintomi della patologia. La celiachia è una patologia a forte predisposizione genetica: nei gemelli omozigoti la concordanza per la malattia è poco inferiore al 100%, mentre fino al 50% dei familiari di primo e secondo grado ne è affetto. La predisposizione genetica legata al sistema HLA è strettamente correlata a questa patologia, il 90-95% dei soggetti celiaci presentano infatti l’aplotipo DQ2 ed il 5-10% presentano l’apotipo DQ8. Il test della tipizzazione HLA deve essere quindi considerato un test predittivo, in quanto solo in caso di negatività (ovvero il mancato riscontro degli aplotipi HLA-DQ2 e/o DQ8) si può escludere la patologia.
Intolleranza al lattosio: analizza il gene LPH (-13910 C>T) della Lattasi Florizin Idrolisi e la variante LPH_rs320 L’incapacità di digerire il lattosio nell’età adulta è causata dal progressivo declino dell’enzima lattasi a livello intestinale. Il latte non digerito pertanto rimane nell’intestino dove viene fermentato dalla flora batterica producendo rigonfiamenti, flatulenza e diarrea. Il test genetico rappresenta uno strumento fondamentale per una accurata analisi della intolleranza al lattosio, dal momento che i tradizionali test di laboratorio presentano un’alta frequenza di falsi positivi oppure risultano particolarmente invasivi (biopsia intestinale). Il test permette quindi di distinguere tra l’intolleranza al lattosio di origine genetica, tipica dell’età adulta, e la forma indotta secondariamente in conseguenza di altre patologie o di infezioni intestinali, ad esempio un deterioramento della mucosa intestinale secondario a un processo infiammatorio o infettivo. L’intolleranza al lattosio è determinata da fattori genetici e ambientali. In età adulta, l’intolleranza geneticamente determinata interessa più del 70% della popolazione mondiale. E’ stato dimostrato che un polimorfismo funzionale del gene LPH (-13910 C>T) è correlato con i livelli di attività della lattasi in accordo con i risultati ottenuti da test convenzionali. Dal momento che il declino dell’attività della lattasi si sviluppa, nelle popolazioni europee, fra i 5 e i 12 anni, il test genetico effettuato nei bambini deve essere interpretato con attenzione. In questo caso l’analisi della variante 13910 C>T deve essere considerata come un test di esclusione, utile cioè per escludere il coinvolgimento della componente genetica nell’insorgenza di eventuali disturbi conseguenti all’ingestione di alimenti contenenti lattosio.